Vini biologici, biodinamici, artigianali: in questa edizione del Vinitaly sono  tante le novità e le tendenze proposte all’insegna dl Green. Un futuro che promette  sempre una  maggiore attenzione a queste produzioni.

La  Sicilia  ad esempio è protagonista con investimenti importanti, dopo il  Veneto, la Puglia e l’ Emilia Romagna dove il Sangiovese e le produzioni locali  si orientano sempre di più sulle linee Bio.

 

E’ sempre più biologica la produzione e  il consumo dl vino Italiano.  Il Salone Internazionale del Vino, Vinitaly, in programma sino al 18 aprile a Verona, propone infatti una vetrina d’eccezione  delle produzioni bio (padiglione  ‘GREEN’ DI VINITALY) dove oltre ai  VINI BIO, si trovano anche vini  ARTIGIANALI e SOSTENIBILI.  Si tratta  di nicchie di mercato che stanno modificando la geografia dei consumi e dei vigneti in tutto il nostro paese, con interi territori vinicoli che si convertono alla produzione biologica e moltissimi produttori impegnati a valorizzare il proprio legame con  il territorio. Un modo di essere e di produrre e non solo una tedenza. Tra le regioni che più investono in vino  biologico e naturale c’è anche la Sicilia da sempre vocata alle produzioni vinicole, infatti la Sicilia   vanta una superficie del 37,6 %  e un totale di 36935 ettari che supera le altre regioni d’Italia.  La  Sicilia è la quarta regione per produzione di vino, dopo Veneto, Puglia ed Emilia Romagna; classifica e informazioni queste  che  emergono da uno studio presentato oggi all’Orto Botanico, in occasione del forum Unicredit sulle performance delle aziende vitivinicole, durante il quale è stata presentata anche la XV edizione di Sicilia en Primeur in programma dal 3 al 7 maggio a Palermo.

Vini biologici, biodinamici arrivano sempre più numerosi  anche dalla Spagna sempre più attenta alla produzione e alle opportunità di mercato di questo settore ma la  filosofia produttiva vocata al Green  si sviluppa anche in diverse aree e stati del mondo.  Dalla ricerca Vinitaly/IRI 2018 emerge che le vendite di vino bio sono cresciute nella distribuzione organizzata italiana nel 2017 del 45,3% in volume e del 40,5% quelle degli spumanti per un totale di oltre 4 milioni di litri e 25 milioni di euro, mentre la ricerca Vinitaly/Wine Monitor su ‘Il futuro dei mercati, i mercati del futuro’ presentata nella giornata inaugurale del salone del vino evidenzia come, in Paesi maturi come la Germania, dove la domanda di vini italiani è prevista cedente nei prossimi cinque anni, il vino biologico sarà un valore agiunto per il nostro export.

Vinitaly 2018

Negli Stati Uniti 2 consumatori di vino su 10 acquistano vini sostenibili certificati ma la platea dei potenziali interessati alla filosofia del naturale e bio  è almeno il doppio, sottolinea in sintesi  una ricerca di Nomisma Wine Monitor, presentata durante il workshop sui vini sostenibili organizzato a Bologna in collaborazione e con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente lo scorso  10 luglio 2017.

Importante è quindi rilevare  che la sostenibilità – in particolare quella ambientale -rappresenta ormai un modo di essere e produrre  sempre più comune, un fattore non solo di moda ma che cresce incondizzionatament con la cultura e la coscienza delle persone che sono anche consumatori. Ovviamente i paesi più evoluti sono più attenti a queste dinamiche e quelli meno sviluppati invece lavorano con metodologie poco innovative.  Direi che il Green , le produzioni di qualità, naturali e Bio sono  un obiettivo imprenditoriale condiviso, tutto a vantaggio dell’ambiente, utile anche per gli effetti dei cambiamenti climatici che, possiamo tutti  vedere nel quotidiano. Argomnto questo che scotta, sopprattutto per le questioni legate all’ ecologia e all’inquinamento ma anche alla tutela della salute ed al nostra modo di bere e mangiare. Sono svariati i programmi di sostenibilità attivati in giro per il mondo, dall’Australia alla Nuova Zelanda, dal Sudafrica al Cile, dalla Francia agli Stati Uniti. Nel caso della contea di Sonoma in California (la seconda dello Stato per estensione del vigneto dopo San Joaquin), ad oggi il 60% della superficie vitata è certificata “sostenibile” (circa 14.000 ettari) ma l’obiettivo è di arrivare al 100% entro il 2019.   Denis Pantini, responsabile Wine Monitor di Nomisma dice: “la survey ha messo in evidenza come la sostenibilità ambientale rappresenti, dopo il terrorismo e l’assistenza sanitaria, il terzo motivo di preoccupazione più sentito dagli americani. Ed è anche sull’onda di questa sensibilità che si inserisce l’acquisto dei diversi vini sostenibili – per la maggior parte di origine californiana e australiana – comprati oggi da 2 consumatori statunitensi su 10”. Ma che tipo di consumatore è quello ecosostenibile?    Il 56%  di acquirenti di vini sostenibili e biologici si dichiara disposto a spendere di più, l’86% mostra un interesse potenziale all’acquisto. L’identikit di questo acquirente, rispetto al mercato americano soprattutto è  di genere maschile con titolo di studio e reddito elevato. E di Stati Uniti ed esportazioni si è  parlato a  Vinitaly e se ne parlerà sempre di più:  infatti Nord America e Stati Uniti sono tra i paesi in cui investire maggiormente in termini di vendite export, vista anche la possibilità d’acquisto degli acquirenti  e l’aspetto culturale, la conoscenza dei prodotti ormai accreditati dal pubblico. Guardando a casa nostra, la Romagna, di vini bio ve ne sono tanti: L’azienda Villa Venti, a Borghi leader da tempo,  Maria Galassi (Paderno – Bertinoro, Forlì), sulle colline cesenati in continua evoluzioni produttiva e non solo. Poi la Tenuta Santa Lucia (Mercato Saraceno), Il Pratello (Modigliana), Vigne di San Lorenzo (Fognano), Fondo San Giuseppe (Brisighella),  Bragagni Andrea (Fognano),  Vigne dei Boschi (Valpiana di Brisighella), Francesconi Paolo (Faenza),  Tenuta il Plinio (San Carlo – Forlì Cesena),   Tenuta Casali (Mercato Saraceno). Anche nella provincia di Rimini abbiamo diverse eccellenze che segnalo per qualità ed innovazione: Terre di Fiume a  Coriano, podere Vecciano sempre a Coriano così come  l’azienda agricola biologica Valle delle Lepri ancora a  Coriano. Anche i grandi gruppi si sono mossi in questa direzione, ne è un esempio l Gruppo Cevico e il progetto b.io. Con b.io nasce la prima linea di vini biologici del Gruppo Cevico, consorzio cooperativo con sede a Lugo in Provincia di Ravenna.

 

Consumi negli Usa, 10 numeri in pillole : Il 65% della popolazione statunitense (21-65 anni) ha consumato vino nell’ultimo anno, il 39% vino mixato • New York (71%) e millennials (69%) le incidenze maggiori nei consumi. Sempre i millennials (48%) californiani (45%) hanno bevuto più vino mixato • La birra è ‘divertimento/convivialità’ (28%) e ‘monotonia’ (11%). Il vino ‘relax’ (19%) e ‘status symbol’ (12%) • ‘Prezzo basso’ (18%) ‘varietale’ (16%) e ‘brand reputation’ (15%) sono in generale i principali criteri di scelta • Il 28% ha bevuto vino italiano lo scorso anno, il 36% a New York, il 32% in California, il 34% tra i millennials • Per i wine consumers ‘tradizione’ e ‘relax’ sono i sinonimi del vino italiano, ‘eleganza’ e ‘creatività’ per quello francese • ‘Non conosco il vino italiano’ (37%), ‘costa troppo’ (22%) ‘preferisco i vini americani’ (21%) tra i motivi dei non user (72%) del prodotto made in italy • La ‘qualità’ (52%) e la ‘versatilità’ (45%) sono i punti di forza del vino italiano rispetto ai concorrenti. ‘Promozione/pubblicità’ (51%) e ‘prezzo’ (40%) i punti di debolezza • L’88% di chi consuma vino italiano è disposto a pagarlo di più (93% i millennials) • ‘Biologici’ (25%), ‘flavoured’ (23%), ‘autoctoni’ (22%), ‘sostenibili’ (20%), ‘sparkling’ e ‘premium’ (15%) i principali trend a 5 anni. Il packaging del prossimo futuro è ecosostenibile